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Pubblicato da sarda sopra 2 Maggio 2019
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Cultura, tradizioni e artigianato a Bosa

Oltre al borgo medievale, la cittadina di Bosa offre diversi spunti interessanti quanto a “passeggiate culturali”.

Chi viene a Bosa non può non visitare il Museo Casa Deriu, uno degli edifici più belli del Corso Vittorio Emanuele, tipico appartamento nobiliare nel corso, che ospita mostre permanenti, come quella dedicata a Melkiorre Melis, e itineranti.

Di fronte si possono visitare dal 2001 la permanente dedicata ad Antonio Atza e opere di altri artisti (ad es. Emilio Scherer).

Occasionalmente, sopratutto nel periodo estivo, vengono allestite mostre e manifestazioni artistiche di vario genere anche nella Torre dell’Isola Rossa.

Ancora il Museo Etnografico Stara: elementi decorativi e capi d’abbigliamento della storia bosana e il Museo delle Conce con attrezzature e procedure industriali nella concia delle pelli.

Artigianato a Bosa

I Bosani hanno saputo conservare ed elaborare le antiche tradizioni dell’artigianato artistico popolare e sono ancora capaci di rivivere con spiccato senso di ironia un passato carico di speranza e nostalgia.

Il filet è l’attività che le donne della località si tramandano da generazioni sull’uscio di casa.

Inventato dapprima per le reti dei pescatori, il punto venne poi impiegato per un pizzo al telaio.

La delicatezza dei raffinati disegni rimanda ai ginecei dei primi monasteri, alle stanze femminili del castello, agli harem delle corti saracene; pavonesse e colombi, tralci di vite e grappoli d’uva provengono dalla simbologia religiosa dei monaci bizantini.

Le fasi del lavoro al telaio e la preparazione di “su randadu” si possono osservare “dal vivo” nei vicoli del centro storico, dove spesso le donne ricamano in gruppo.

Introdotto dai Fenici, l’uso di argento, oro, corallo e pietre preziose per creare gioielli belli e fastosi ebbe un forte impulso con gli spagnoli, che introdussero nell’isola la lavorazione “a filigrana”.

“Sos mastros de oro” di Bosa (noti anche come “ragni della filigran”) producono con grande maestria sia gioielli tradizionali (bottoni, anelli, collane, gancere ed amuleti), che monili di assoluta modernità che uniscono i disegni antichi alle tendenze più attuali.

La lavorazione del corallo a bosa della sardegna risale al 1200, anno in cui i marsigliesi ottennero il privilegio di libertà di pesca e franchigia in perpetuo.

Oggi i sommozzatori si spingono oltre i 100 m. per raccogliere il materiale che viene lavorato sia in pezzi scultorei unici, che in artistici gioielli.

Anche l’arte dell’intreccio è di antica tradizione e produce in tutta la Planargia cestini, canestri e corbule realizzati con steli intrecciati di asfodelo, lentischio, mirto e palma nana.

Gastronomia

è uno degli aspetti più interessanti della tradizione cittadina. La cucina bosana, a base di pesce, è molto ricca e varia:

dagli antipasti di mare, tra i quali è noto “s’azada”, con razza (“s’iscritta”) e gattuccio (“baldolos), all’aragosta, unica per la particolare pastura lungo le coste, a piatti tipici come la zuppa d’astice, più volte premiata a livello nazionale.

Malvasia di Bosa DOC
La produzione è molto limitata, ma sicuramente è tra i vini più pregiati d’Italia. Per la sua particolarità può essere consumato sia giovane che invecchiato. Ottimo con i dolci oppure a fine pasto. Eccellente vino da conversazione e da meditazione.

Ogni festività ha anche il suo dolce caratteristico: sas frisciolas longas, sa pasta violada e sos kulinzones de mendula (mandorle) per Carnevale; sas kasadinas (con formaggio ovino o vaccino e uvetta) e sas tilikkas (con ripieno di sapa o mandorle e miele); sos pabassinos (con mandorle e noci tritate e uvetta) e sos santos de tukkaru, per la festa di Ognissanti.

Come in tutta la Sardegna, anche a Bosa si produce una grande varietà di pani, da quelle “quotidiane” (sos tundos, sas kovattsas, su bistokku, sas paltsidas) a quelle elaborate per le ricorrenze solenni.

Per le feste pasquali, ad es., si modellano forme dedicate alla Passione di Cristo (sa rughe, sa corona, s’iskala), oppure (per Paska ‘e aprile) un tipo di pane solo per i bambini (sos kokkorrois kun s’ou).

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