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Santu Lussurgiu affascinante storico borgo del Montiferru
Affascinante storico borgo del Montiferru, nella Sardegna centro-occidentale, Santu Lussurgiu conserva nell’architettura antica la memoria del passato, mentre intorno trionfa la natura.
Sul versante sud-orientale del Montiferru, a 500 metri sul mare, incastonato in un anfiteatro di origine vulcanica e protetto da lussureggianti foreste, il paese custodisce il tesoro di una miriade di sorgenti.
Santu Lussurgiu è un centro medioevale di 2400 abitanti, a metà strada tra Oristano e Bosa, il cui nome deriva dal santo-soldato Lussorio che qui predicò prima del martirio (303 d.C.).
Un tempo rinomato centro culturale, residenza estiva di nobili e letterati, oltre che roccaforte antifeudale, il paese offre oggi le sue strutture ricettive e di ristorazione ai turisti attratti dal centro storico, dalla cultura e dalle escursioni archeologiche e naturalistiche.
A mezz’ora d’auto, infine, si trovano le magnifiche spiagge della costa occidentale della Sardegna, come quella di S’Archittu.
Santu Lussurgiu , nata intorno alla chiesa di Santa Croce in origine consacrata a San Lussorio (1185), si presenta oggi come un antico borgo medievale caratterizzato da strette vie acciottolate e antiche case a torre, immerso in un paesaggio di rocce e boschi, prevalentemente castagni e lecci.
Suggestivi scorci sono facilmente godibili in ogni rione del centro storico, dove le case fanno bella mostra dei muri di pietra a vista e dei caratteristici architravi e porte con antichi batacchi.
Le antiche botteghe artigiane sono rinomate per tappeti, coltelli e attrezzature per cavalli, ai quali è dedicata “Cavallinfiera”, la più antica fiera sarda di settore (a inizio giugno, dal 1906).
Sa Carrela e Nanti e S’Ardia
Tradizione e cavalli sono anche nelle feste: il carnevale è Sa Carrela ‘e nanti, una corsa a cavallo su una strada sterrata del centro.
L’Ardia di San Lussorio è una sfrenata giostra equestre intorno alla parrocchiale di San Pietro alla fine di agosto, mentre i cavalieri de Su Sotziu in abiti tradizionali lussurgesi si esibiscono in Su Coru ‘e Zeus tra giugno e luglio.
Il tradizionale “canto a cuncordu” è tramandato dalle confraternite che intonano canti religiosi durante i sentiti riti de Sa Chida Santa (Settimana Santa), e i Cantigos in Carrela sono esibizioni canore lungo le vie che precedono il carnevale.
La memoria storica del paese è preservata dal Museo Della Tecnologia Contadina, allestito in una settecentesca casa padronale, dove sono raccolti duemila oggetti delle attività tradizionali.
L’anima agropastorale è espressa dall’allevamento del bue rosso, da cui derivano carni d’alta qualità e il latte per il formaggio casizolu. Nota è anche l’acquavite.
San Leonardo e i sentieri naturalistici
Prima fra le escursioni naturalistiche è il “percorso delle sette fonti” di acqua oligominerale a San Leonardo di Siete Fuentes, borgata fantasma nata nel dodicesimo secolo e abitata sino al sedicesimo.
Immersa nella foresta di San Leonardo resta la sua chiesa romanica.
Il percorso delle fonti inizia a Silbanis, poi prosegue dentro l’abitato, a Su Sauccu, antico lavatoio, continua nel parco a Funtana Longa, sosta e ristoro a Sa Preda Lada, e infine, in quota, a S’Ena ‘e S’Alinu, a Sos Crabalzos e alla scenografica Elighes Uttiosos, ‘lecci gocciolanti’ dove l’acqua pare sgorgare dai lecci.
Le sorgenti danno origine a torrenti e cascate, tra cui S’Istrampu de Sos Molinos, il cui nome richiama i tanti mulini di epoca pre-industriale usati, insieme alle gualchiere, per tessere e confezionare tessuti.
Boschi di lecci, querce e castagni, popolati da cervi e mufloni e sorvolati da falchi e grifoni, avvolgono le tortuose e ripide strade in acciottolato e le case in pietra basaltica o tufo del paese.
Le domus de Janas di Matziscula e di Mandra ‘e Caddos nel territorio del paese testimoniano la presenza dell’uomo fin dal Neolitico, mentre risalgono all’età nuragica il villaggio di monte Agudu, alcune tombe di Giganti e molti nuraghi, alcuni ben conservati. I resti delle villae di Santa Ittoria, Camputzola e Banzos testimoniano il passaggio romano.
Foto copertina di GianDeriu
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